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In tantissime scuole sono già presenti bambini e bambine fuggiti dall’Ucraina, e nei prossimi giorni saranno sempre più numerosi.
Sono arrivati in Italia dopo viaggi lunghi ed estenuanti: alcuni di loro hanno già vissuto le devastazioni della guerra e i loro vissuti emotivi segnalano smarrimento, insicurezza, paura, nostalgia e perdita. E, a tutto questo carico emotivo, si aggiunge la barriera della lingua.
Che cosa fare e come comportarsi? Il Ministero dell’Istruzione ha diffuso una prima nota con le prime indicazioni e risorse previste per garantire il diritto allo studio e il supporto psicologico a bambine e bambini, ragazze e ragazzi in fuga dai territori coinvolti nella guerra in atto.
Le scuole sono, però, di fronte a un fenomeno inedito, dove non è sufficiente la lunga esperienza di accoglienza di bambini e bambine stranieri. Questi bambini e ragazzi sono infatti in fuga, non sono emigranti e non intendono esserlo se non per il tempo necessario per il ritorno della pace.
Quali sono gli aspetti più problematici da affrontare? Come sviluppare un percorso di accoglienza? Come relazionarsi con loro e con gli adulti di riferimento? Come organizzare l’attività didattica per favorire il loro inserimento nella classe?
Risponderemo a queste e a molte altre domande insieme a:
- Raffaele Iosa, ex ispettore scolastico, pedagogista esperto di processi di inclusione
- Sara Scrimin, professoressa di psicologia dello sviluppo e dell’educazione presso l’Università di Padova
- Fabio Rocco, maestro presso l’Istituto Comprensivo San Camillo di Padova e coordinatore del progetto La mia Scuola è Differente
- Francesco Zambotti, responsabile Area Educazione Erickson

SI ALLEGA INVITO INCINTRO DEL 6 APRILE